Smart & Working

Sintesi del terzo confronto pubblico di Fare Milano a cura di Fondazione Feltrinelli.

Milano, 22 ottobre 2020

Terza giornata di confronto pubblico di Fare Milano, che si è aperta con l’introduzione e la presentazione del tema da parte di Cristina Tajani, Assessora alle Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse Umane del Comune di Milano, e Massimiliano Tarantino, Direttore della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

Massimiliano Tarantini ha introdotto i risultati dei tavoli di lavoro della settimana precedente con un dato: da agosto 2019 ad agosto 2020 la disoccupazione a Milano è cresciuta dal 5,9% al 7,2%. Questo dato da un punto di vista quantitativo misura l’impatto della pandemia, che, occorre considerare, è ancora “anestetizzato” dalle misure assunte dal governo (ad es. il blocco dei licenziamenti). Il progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro, che già emergeva prima della pandemia, rischia di subire una forte accelerazione. In questo senso, Milano dovrà lavorare sinergicamente per dare dignità al lavoro. Potrà farlo investendo in formazione e potenziando i servizi AFOL, favorendo re-skilling e training personalizzato. Può farlo lavorando per un salario minimo garantito, facendo advocacy verso le istituzioni competenti. Può farlo promuovendo un nuovo capitalismo di comunità che favorisca le attività che operano con una responsabilità sociale per il territorio e non solo in una logica di profitto. Un impegno, quello per la dignità del lavoro e per il controllo della riduzione delle disuguaglianze, che Milano ha sottoscritto anche aderendo al Decent Work City Network, come ricordato dall’Assessora Tajani.

Milano deve introdurre una nuova cura della città, lavorando sulla dimensione del quartiere, potenziando servizi di conciliazione, nidi e asili, e facilitando la partecipazione. Una proposta emersa dai tavoli di lavoro di Fondazione Feltrinelli è stata quella di creare delle officine municipali e di quartiere, luoghi ibridi che offrano nuovi spazi di lavoro e favorire socialità, recuperando aree ed edifici in disuso o sottoutilizzati e alla accessibilità di questi servizi in termini di trasporto pubblico metropolitano, con una particolare attenzione alla cerniera periferica della città. Quelle aree in cui solo il 7,6% della popolazione ha una laurea contro il 51% degli abitanti del centro. Un’attenzione quella ai servizi territoriali che è stata una costante negli incontri ed interventi di Fare Milano, in particolare nel tema de La Metropoli dei Quartieri.

Davanti ai limiti sulla diffusione delle digital skills, sul basso tasso di specializzazione nelle materie ICT e con l’evidenza di solo un quinto delle aziende di Milano, Monza Brianza e Lodi capaci di promuoversi e indicizzarsi online, è necessario creare nuove opportunità che favoriscano innovazione sul territorio, puntando su educazione, conoscenza diffusa e manifattura 4.0. Emerge la necessità di una strategia di sviluppo condivisa da imprese ICT, istituzioni educative e il Comune, sulla base di una regìa pubblica. La cultura digitale dovrà essere diffusa e promossa tra le imprese territoriali, anche con programmi di reverse mentoring per le PMI. Bisogna ricucire le filiere di produzione locale innestandovi valore in collaborazione con il territorio.

Dignità del lavoro e governo dell’innovazione trovano un punto di connessione importante nella gestione e coinvolgimento delle nuove piattaforme digitali, il cui ingresso nel mercato ha spesso portato delle distorsioni nel mercato del lavoro, come nel caso delle condizioni dei rider del food delivery. Distorsioni che devono essere per l’appunto governate dall’operatore pubblico, che deve prendere maggior consapevolezza del proprio ruolo di mediatore e che in concertazione con le rappresentanze dovrà anche valorizzare e promuovere i modelli produttivi che “danno ricchezza e dignità al lavoro”, come ricordato da Paolo Borghi, dell’Università Statale.

L’innovazione se governata e indirizzata potrà portare nuovi lavori, ma inevitabilmente ne cancellerà altri, rendendo fondamentale quindi i processi di life-long learning, senza dimenticarne però i limiti e la difficoltà. Sarà quindi importante, oltre a una diffusione di nuove skills come quelle digitali, insegnare la capacità di apprendere in sé e per sé, introducendo il concetto di life-based learning, per una forza lavoro che sia resiliente agli shock esogeni anche in futuro. Di questo processo di apprendimento e di aggiornamento dei lavoratori dovranno essere promotori in primis le aziende, il settore pubblico e i corpi intermedi – anche attraverso la creazione e la promozione di partnership pubblico-private come ricordato dall’Assessora Roberta Cocco-, evitando che l’onere ricada solamente sugli individui.

Lo smart working, una volta superata la sua fase emergenziale di telelavoro, avrà un ruolo sempre più importante per le città e andrà governato negli spazi e nell’accessibilità territoriale ed economica. All’interno delle aziende bisognerà superare il binomio comando – controllo e far spazio a responsabilità – libertà, abilitando effettivamente i dipendenti, fornendogli gli strumenti e le modalità per poter avere qualità e bilanciamento nel rapporto vita-lavoro. In questo le politiche pubbliche dovranno sostenere e incentivare a livello familiare l’equa distribuzione del carico di lavoro di cura, per evitare che i nuovi modelli flessibili di organizzazione del lavoro non diventino lesivi della partecipazione femminile al mondo del lavoro. I servizi territoriali non si dovranno limitare ad un ampliamento dei servizi di smart working ma a tutti quei servizi di prossimità che sostengano la conciliazione, come ad esempio i luoghi per l’infanzia.

Come già sottolineato, il telelavoro e le restrizioni sanitarie hanno fortemente compromesso il tessuto imprenditoriale locale, in particolare quegli esercizi commerciali che basavano la propria economia sull’indotto e sulla vitalità di aree che sono oggi orfane dei grandi uffici o dei flussi turistici. Inoltre, in aggiunta alle problematiche che lo svuotamento degli uffici ha creato e creerà sul territorio nel breve periodo, è importante che le imprese e la città nel suo insieme tengano presente il fenomeno della delocalizzazione dei lavoratori, che nel medio periodo potrebbe variare l’equilibrio, la disponibilità, ma anche la necessità di capitale umano sul territorio. Davanti a questo scenario Milano dovrà fare delle scelte e stabilire delle priorità, facendo una valutazione su quelli che sono i suoi beni collettivi locali tangibili e intangibili, perché non potrà essere competitiva a livello globale in tutti i settori.

All’interno del processo di ridentificazione delle risorse e delle vocazioni di Milano e nelle more delle linee guida che a livello europeo e nazionale sono state diffuse in relazione agli investimenti del recovery fund, Next Generation EU, il futuro del lavoro a Milano dovrà sicuramente passare per digitalizzazione e green economy. Un passaggio, come già evidenziato nel corso dell’incontro sul tema In Transizione Ambientale, che ha in sé un enorme potenziale di laceramento sociale, se non governato. Per limitare l’avvento di nuove disuguaglianze sarà importante avere un approccio multiscalare che non si limiti ai confini della città di Milano, tenendo conto che una grande parte della forza lavoro della città non vive all’interno del Comune. In questo senso le politiche del lavoro dovranno essere combinate a politiche per la mobilità che rendano la città accessibile da tutta l’area urbana di Milano, anche tramite l’espansione e il consolidamento delle cosiddette politiche di desincronizzazione.

 

Hanno partecipato all’incontro Cristina Tajani (Assessora alle Politiche del Lavoro, Attività Produttive, Commercio e Risorse Umane) Massimiliano Tarantino (Fondazione Feltrinelli), Carlo Gerla (CISL Milano), Ivana Pais (Università Cattolica), Ottavio Nava (Wearesocial), Manlio Ciralli (Adecco) Paolo Borghi (Università degli Studi di Milano) Riccarda Zezza (Lifeed by MAAM), Agostino Santoni (CISCO), Darya Majidi (Daxo Group), Paola Generali (Assintel), Massimo Bonini (Camera del Lavoro Milano), Roberta Cocco (Assessora alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici), Mario Calderini (Politecnico di Milano) Maurizia Iachino (Advisor Imprese Familiari), Paola Mascaro (Valore D), Lucilla Tempesti (PianoC), Marco Barbieri (Unione Confcommercio Milano), Danilo Margaritella (UIL Milano) Paola Pucci (Politecnico di Milano), Massimo Carraro (Rete Cowo)

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