In Transizione Ambientale

Sintesi del secondo confronto pubblico di Fare Milano sul tema In Transizione Ambientale.

Milano, 20 ottobre 2020

Giornata di presentazione e di riflessione sul tema In Transizione Ambientale, in cui gli ospiti si sono confrontati sul risultato dei quattro tavoli di lavoro coordinati dal centro GREEN dell’Università Bocconi. Ai tavoli della prima settimana sono stati invitati 41 stakeholder cittadini, dal cui confronto è emersa una sintesi, presentata da Edoardo Croci, coordinatore dell'osservatorio green economy della Bocconi.

L’urgenza della pandemia ha insegnato alla città un nuovo tempo della trasformazione. Cambiamenti rapidissimi possono avvenire in giorni e trend innovativi cambiare orizzonte di implementazione da anni a mesi. Al tempo stesso, la pandemia ha reso non più rinviabile la risoluzione di criticità e preesistenti. Per la transizione ambientale è un tempo di accelerazione, in cui Milano è chiamata a rispondere con una strategia di risposta integrata che coniughi qualità ambientale, rilancio economico e dinamismo sociale. La visione per Milano è quella di una città capace di combinare sviluppo sostenibile, innovazione digitale ed equità sociale, provando a definire nuovi modelli di business. Dai tavoli di lavoro sono emerse 11 tesi che possono essere raggruppate in cinque macro-categorie: governance e piani strategici; pianificare e riorganizzare la città; la città digitale; la transizione energetica e l’ecological divide; l’economia circolare e il metabolismo urbano.

Ma chi guida la transizione ambientale? La varietà di profili invitati al confronto di Fare Milano fornisce un’idea della complessità e pervasività del tema su più settori e più attori, ma fa emergere anche la necessità di una regia centrale a livello cittadino che trovi forma e direzione in un Piano strategico comunale e in un grande progetto simbolico, che si facciano catalizzatori degli sforzi della città. L’impellenza degli interventi richiede che si definiscano chiaramente le priorità di questo piano e le sue politiche più urgenti, non solo a livello strategico ma anche comunicativo.

Come per La Metropoli dei Quartieri si conferma la necessità di un approccio multiscalare. La dimensione del quartiere a 15 minuti è la scala a cui ogni cittadino deve poter accedere a tutto ciò di cui ha bisogno. La città però non finisce con i confini comunali ma anzi in alcuni casi la nozione di città deve poter superare le barriere regionali. Ritorna quindi il tema degli strumenti e delle strutture amministrative che permettano un’implementazione coordinata del piano strategico anche al di fuori del comune, in particolare nella realizzazione delle infrastrutture strategiche.

Sempre nell’ottica del coordinamento saranno centrali la digitalizzazione dei servizi la gestione delle banche dati, per rispondere proattivamente ed efficacemente alle sfide ambientali. L’incapacità di misurare con precisione le cause e gli effetti di alcuni fenomeni è alla base delle criticità che viviamo oggi. È necessario investire maggiormente nei sistemi di monitoraggio, quindi creare nuovi dati, ma anche e soprattutto valorizzare quelli esistenti, superando “gli interessi di parte” e lavorando su piattaforme realmente interoperabili anche tra pubblico e privato.

La necessità, generalmente riconosciuta, di ridurre le emissioni clima alteranti porta gli operatori di settore a lavorare in quattro direzioni: l’elettrificazione della mobilità; la riqualificazione energetica degli edifici; la sostituzione delle caldaie domestiche e l’estensione del teleriscaldamento; la riduzione della produzione di rifiuti, il riuso, il riciclaggio e più in generale sull’economia circolare. Sono molteplici gli interventi che durante la giornata hanno illustrato progettualità o nuovi business model che puntano a soluzioni per questi obiettivi a livello di sistema o a livello di azienda. L’elettrificazione del trasporto pubblico locale di ATM, i progetti di teleriscaldamento di A2A e il potenziamento dei sistemi di raccolta della differenziata e della riduzione dei rifiuti, sono alcuni dei progetti citati oggi dai relatori, su cui il settore pubblico e i privati dovranno investire nei prossimi anni, sfruttando l’opportunità del recovery fund. Al contempo, all’interno del settore privato bisognerà operare delle scelte drastiche e limitare quelle industrie e quei consumi i cui business model non hanno saputo adattarsi alla transizione, premiando quelle che sapranno proporre sviluppo economico e sociale all’interno dei limiti e delle regole concordati.

Infine, il piano strategico e gli investimenti non potranno prescindere dal coinvolgimento dei cittadini in quello che dovrà essere un Social Green Deal. La crisi economica globale in cui la città sta entrando rischia di creare un ecological divide ancora più forte del digital divide che ha già rallentato il processo di innovazione a livello nazionale. Bisogna dotare proporzionalmente tutte le fasce della popolazione degli strumenti e delle risorse necessarie per superare la povertà energetica, riqualificare gli impianti privati esistenti e modificare gli stili di vita e di consumo. La transizione ambientale “è una strada obbligata”, sulla quale si può innestare un percorso di sviluppo economico, incrementando la qualità e il numero dei posti di lavoro, a patto però che non si lasci indietro nessuno.

Sono Intervenuti: Edoardo Croci (Bocconi), Marco Granelli (Ass. Mobilità e Lavori Pubblici), Valentina Bosetti (Terna), Paola Brambilla (Cariplo), Clara Poletti (ARERA), Marco Patuano (A2A), Gian Mario Verona (Bocconi), Sofia Bonicalza, Arrigo Giana (ATM), Manfredi Catella (COIMA), Filippo Bettini (Pirelli), Luca Mercalli, Giulia Detomati (Invento Lab), Fabio Gerosa (Fratello Sole), Gloria Zavatta (AMAT), Caterina Sarfatti (C40), Federico Esposti (San Raffaele), Carlo de Vito (Grandi Stazioni), Elena Granata (PoliMi), Mario Motta (PoliMi), Stefano Pareglio (Univ. Cattolica).

Puoi rivedere la diretta della giornata a questo link.

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